Del mio passato di tanguera non ho perso un ora, ho cristallizzato le mie tandas in uno spazio etereo, inaccessibile perfino a me. Il ricordo è il luogo dove se non frequentato, i tangueros e le milongas in cui sono stata non subiscono la tempesta del tempo.
Ero principiante e lo sono ancora. Ho fatto i miei primi passi e li faccio ancora. Ho imbottigliato per sempre la fugacità delle immagini, le risate con gli amici che in nessun caso sarebbero rimasti fermi a rassicurarmi.
“Bisogna fare la mirada”, intimavo alla ragazza coi miei stessi capelli biondi, la mia compagna di corso.
“Considerare la probabilità che il tango sia come i bar delle stazioni dei treni in cui si entra per caso a cercare calore tra un abbraccio ed un altro”
Ciò che si lascia indietro sa tornare nel presente, in forme di altri tangueros, in altre mani che mi toccano: nel mio caso il passato è rivolto al maestro, ballerino di professione con i capelli bianchi, che mi vede arrivare in milonga e ballare con i sandali color argento, di quando andavo a lezione nella sua scuola, anche se adesso sono più grande di età, anche se ora frequento un’altra scuola; ha lo sguardo cupo della donna in tacco 9, che balla con tutti fino alle sei del mattino, perché si diverte un sacco, che non si aspetterebbe di diventare come me; le pupille dilatate del maestro che soffre di allucinazioni, che sorseggia il terzo bicchierino di rum seduto in mezzo agli altri, che sta per fare una tanda con me, senza sapere dove potrà arrivare alla fine dei brani.
Nulla da portare, nulla da trattenere.
Sono una principiante e lo sono ancora, sono tracciata di vuoto in vuoto, oltre le linee prestabilite di un disegno tanguero colorato male, che volevo a tutti i costi storpiare e cancellare.
Ho fatto i miei primi passi e li faccio ancora, sui pavimenti dove altri hanno calpestato coi loro piedi ballando tanghi appassionati e su quelli ancora vergini, puliti, violati solo dalle lacrime pervenute da un amore perduto.
“Adesso ballo meglio”, lo ripeto per farmi coraggio, per la prossima milonga
“Per evitare di essere prevenuta, e per non fare in modo che il mio stato d’animo condizioni l’andamento della serata, per far sì di essere allegra, per assicurarmi che so come si balla, mi ripeto di andare a ballare, di vestirmi bene, di esplorare nuovi abbracci”.
“E’ l’ora di andare” Mi aspetta alla prossima milonga il maestro, la mia amica e lo specchio da ammazzare che rimanda la mia immagine di tanguera matura.