Il Tango rappresenta la storia e la cultura dell’Argentina e racconta i sentimenti eterni come la malinconia, la nostalgia, la sensualità, la passione, la rabbia. Esso non è solo una musica che si balla, ma rappresenta uno stile di vita, una filosofia e un modo di sentire l’esistenza da parte della popolazione in senso generale. La musica nel tango si accosta alle parole che affrontano temi profondi, ma sempre attuali, quali la vita, il tempo, l’amore e la morte, emozioni e sentimenti provati dalla totalità degli esseri umani.
L’essenza primordiale e sostanziale del tango spesso viene rappresentata da un disegno della mente del fotografo che da un lato ferma l’immagine su di una pellicola e dallo scrittore, che dall’altro lato mette su carta, per meglio incidere sulla comprensione di chi guarda e legge al tempo stesso, svelando il significato intimo di questo modo di muoversi.
La musica e le parole del tango saranno pertanto rappresentate dalle emozioni, provate in prima persona sia dal fotografo, nel momento in cui produce uno scatto fotografico, sia dallo scrittore nell’attimo in cui una parola, sporca d’inchiostro, un foglio bianco di carta.
Chi ama il Tango Argentino può esprimere la propria passione ballando, scrivendo, fotografando, componendo musica oppure cantando. Sono tutte forme attraverso le quali corpo e mente avvertono emozioni e sensazioni utilizzando i cinque sensi, ma non solo. L’essere umano, infatti, si avvale anche del sesto senso inteso come intuizione quando percepisce l’intenzione del partner prima ancora di vederlo muovere tra le sue braccia e del settimo senso. Quest’ultimo rappresenta la chiave di lettura che interpreta se il nostro corpo senziente è armonicamente in equilibrio psichico nel ballare questa danza coinvolgente e appassionante.
Il fotografo che ama questo ballo s’intrufola, cogliendo l’attimo, tra la gente, sentendo già a priori queste emozioni ancor prima siano realizzate dai danzanti, così come fa lo scrittore, quando tramando alle spalle della mente di chi legge lo porta a sentire quel piacere da lui stesso provato, nel descrivere l’amore sentito per questo ballo.
Scopo di questo articolo è quello di condividere suggestioni e passioni, attraverso un viaggio, ricco di esperienze, vissute e provate in prima persona dai protagonisti anche se con modi differenti accomunati però da un unico modo di sentire la realtà, attraverso le vibrazioni, le sensazioni e le emozioni, percepite nello spazio confinato e dedicato al Tango Argentino.
L’arte è umana. E’ l’espressione estetica creativa di un individuo, con il quale egli è capace di trasmettere emozioni e messaggi soggettivi usando diversi linguaggi comunicativi e codici differenti. In sostanza attraverso l’arte, il soggetto, esprime la sua interiorità e la sua anima.
L’arte della fotografia nasce alla fine del settecento insieme al concetto di “bello”. La fotografia difatti è un’immagine ottenuta tramite un processo di registrazione permanente e statica della luce emanata dagli oggetti presenti nel mondo fisico. In pratica la foto scrive un disegno di luce. L’artista vede dapprima la bellezza del mondo nella sua immaginazione e poi mette su carta ciò che ha nella mente che è poi catturata dalla penna per chi scrive o dall’obiettivo per chi imprime l’immagine sulla pellicola. Lo scrittore è chi crea un lavoro scritto per esprimere idee e immagini, il fotografo invece è chi, attraverso una macchina fotografica, riproduce un’idea su carta. Uno si esprime utilizzando le parole, l’altro tramite immagini, colpendo gli occhi di chi guarda. Eppure un’immagine racconta un segreto che lo scrittore svela, ma ognuno di noi sarà sempre libero di capire, nel caso della scrittura o di vedere, nel caso dell’immagine, ciò che meglio crede ovvero quello che ha dentro di se, per la verità. La fotografia riconosce simultaneamente in una frazione di secondo, il significato di un evento, così come lo scrittore in una frase, offre una lettura di una realtà vera o bugiarda.
Quest’ultimo quindi può essere allusivo, ma lo è anche il fotografo quando inquadra un particolare senza far capire il resto della situazione. Vero è che la foto rende un passato presente ma anche lo scrittore fa la stessa cosa poiché i suoi pensieri diventano presenti nel momento in cui sono letti. La fotografia fa notare cose che nessuno riesce a vedere prima di essere fotografate mentre la carta stampata può attivare la creatività del lettore portandolo in mondi fantastici mai visti da nessuno. Il fotografo trattiene il respiro nel momento dello scatto così come lo scrittore lo fa fare al lettore nell’istante in cui crea l’attesa di un’emozione attraverso l’uso della parola.
La musica è l’arte di organizzare suoni e rumori nel corso del tempo e nello spazio per ottenere effetti sonori che riescono a esprimere ciò che l’individuo sente ascoltando la melodia. Il musicista è chi attraverso l’utilizzo dell’acustica provoca una percezione uditiva e un’esperienza emotiva che chi accoglie, interpreta come vuole. Il tango è una poetica interpretazione musicale, che esprime attraverso un linguaggio corporale, qualcosa di espressivo. Il tango è movimento a tempo di musica espresso attraverso passi, quelli che in pratica, si fanno in una camminata e la foto in contraddizione in termine, ferma l’andare della coppia per fissare e cogliere un momento, un attimo, un’emozione, che lo scrittore può descrivere senza essere bugiardo ma solo in parte poiché inficiato da ciò che vede l’anima stessa del poeta. I passi si fanno dentro un abbraccio, dove l’uomo guida e la donna segue attraverso un linguaggio fatto di gesti seguendo i tre ritmi musicali del tango stesso e con uno stile di ballo che più aggrada. Le tre arti sono connesse l’una all’altra per brindare e rendere omaggio al Tango Argentino e nel corso della lettura sarà descritto ciò che può accadere in questo ballo.
Il Tango Argentino si balla muovendo i piedi in un abbraccio dinamico quale fosse una scusa per farlo. Si compiono gli stessi gesti come quando usciamo da casa per fare una passeggiata. Nel camminare, infatti, facciamo dei passi. Questi ultimi sono intesi come la distanza che separa i due piedi quando si cammina. Gli antichi romani per passo intendevano invece, la distanza tra il punto di distacco e quello di appoggio di uno stesso piede, durante il cammino. Il Tango dunque è essenzialmente fatto di passi. Questi ultimi danno origine alla danza poiché creati a tempo di musica. Più passi messi insieme formano le figure caratteristiche del Tango all’incirca conosciute da tutti. I ballerini utilizzano come fossero i pennelli del pittore le gambe e i piedi creando disegni melodici seguendo le note di un pentagramma. L’uomo si pone di fronte alla donna e avanza, invitandola e guidandola, attraverso la marca, a fare un passo indietro all’unisono con lui, come se la dama fosse il riflesso dello specchio della sua interiorità. Non è facile per chi è ai primi passi, eseguire, pur nella sua semplicità, la complessità del camminare a tempo e al ritmo della melodia del tango dove l’ampiezza e la velocità dei passi, assecondano, in ogni momento, le note che compongono quel brano musicale. Fin dalle prime battute l’uomo deve indicare alla donna, dove portare il proprio peso e su quale piede deve appoggiarsi per liberare l’altro che dovrà muoversi mantenendo sempre il peso sul piede d’appoggio e staccandosene solo quando il contro laterale arriva a destinazione. Un bel tango può essere ballato anche solo attraverso una camminata elegante alternata a pause intense ed espressive per accentuare un momento vissuto dall’emozione prima di addentrarsi nel mondo del sentire intensamente, ma questo, richiede una capacità e una sensibilità che si acquisisce nel tempo e con l’esperienza.
Il tango pur essendo improvvisazione richiede studio e impegno da parte degli allievi poiché ogni movimento ha una struttura ben definita. Il primo passo, generalmente spiegato dai maestri, è la Salida o salida basica e avviene quando l’uomo passa all’esterno rispetto alla donna prima di riprendere la frontalità nella camminata speculare dove i passi dell’uno e dell’altra disegnano un triplo binario che marcia a tempo di musica. Questo passo può proseguire, se l’uomo decide, con l’incrocio o cruce della donna. Altri passi quali l’ocho contado o ocho milonguero, la parada e la mordida, il boleo, la barrida, i fuori asse in volkada o colgada sono ancora passi che si apprendono man mano che si acquisisce consapevolezza del proprio corpo e di quello della ballerina che si ha di fronte. In media dopo circa un mese dalle lezioni gli allievi cominciano a camminare ma non è una regola assoluta perché dipende dalla predisposizione individuale dell’individuo.
Fare esperienza è fondamentale affinché i movimenti diventino fluidi ma solo quando si svilupperà la sensibilità necessaria, si avranno la conoscenza e la consapevolezza dei movimenti eseguiti dal corpo. Attraverso la pratica pian piano si riuscirà a saggiare dall’interno la reale postura assunta, diventando così evidente ciò che appare. Arduo il compito dei maestri nell’accomodare i corpi degli allievi plasmando, modellando e sistemando gomiti, piedi, braccia affinché tutto sia pronto per spiccare il volo. I primi passi sono come il primo amore… non si scordano mai!!!
Il Tango Argentino si balla abbracciati più o meno strettamente. L’abbraccio, in generale, è una espressione di affetto o amore espresso da chi abbraccia nei confronti di chi ricambia. Il busto delle due persone combacia reciprocamente anche se qualche ballerino tende a tenere la donna più lateralmente senza togliere niente al sentire che ne deriva nell’essere avvolti da braccia accoglienti. Durante un abbraccio aumenta fisiologicamente il livello di ossitocina nell’organismo umano, ormone capace di diffondere un senso di benessere in tutto l’organismo. Anche l’abbraccio più semplice diventa, attraverso questo ballo, caloroso e passionale e, la massima espressività, è visibile nei volti di chi è impegnato nel ballo del Tango Argentino.
Alle volte per meglio assaporare questo benessere si sta ad occhi chiusi per farlo sentire meglio al corpo e all’anima che si riscalda. Tutti gli abbracci ci raccontano in silenzio qualcosa della coppia che in quel momento si muove a tempo di musica. L’abbraccio nel tango è una forma di comunicazione il cui primo assioma è quello di non poter non comunicare e pertanto, non c’è sensazione, stato d’animo o emozione, che un abbraccio non sia capace di trasmettere all’altro, anche a chi osserva dall’obiettivo dalla macchina fotografica o allo scovare il ricordo, da parte di chi scrive, per renderlo leggibile sulla carta stampata. Ogni abbraccio ha un suo perché ed esprime quello che in quel momento entrambi i ballerini stanno provando. Tra le braccia dell’altro si può ridere, scherzare, essere imbarazzate, ma niente viene tenuto celato all’occhio attento di chi osserva e all’orecchio sensibile di chi ascolta con il cuore.
Man mano che si acquisisce esperienza cambia il modo di abbracciare perché spariscono le tensioni per far spazio alla morbidezza fino a farlo diventare perfetto, quando il corpo senziente parla da se esprimendo beatitudine nei tratti di un viso rilassato. Perfetto è quel abbraccio in cui ti senti a tuo agio e ti incastri perfettamente al corpo dell’altro come lo yang e lo ying, come il chiaro e lo scuro fino a formare un ombra di luce nella semioscurità di una sala milonguera. In ogni abbraccio diamo e riceviamo qualcosa in maniera autentica in maniera del tutto personale, intima, unica. Poco importa ciò che vede un obiettivo di una macchina fotografica che ferma un istante, come poco importa quel che scrive chi ha voglia, perché all’interno di quella coppia accade qualcosa di straordinario, un dialogo interiore dove due anime in quel momento si scambiano qualcosa. Anche quando la musica inizia e l’abbraccio non c’è ancora stato esso viene introdotto dallo sguardo che i due si scambiano, in un attimo di sospensione, creando una tensione impercettibile nel tentativo di cercare una comodità per entrambi poiché non è detto che sia per l’uno che per l’altro, giusto, quel modo individuale caratteristico, di abbracciare.
Il tango in se ha la capacità dinamica di cambiare l’abbraccio stesso in base al ritmo di una musica del momento, rendendolo alle volte saldo come un bastone, leggero come le ali di una farfalla, stretto o largo se l’ispirazione del momento sollecita un passo o una figura che meglio si effettua se i corpi dei ballerini sono più distanti. Il braccio della donna che si appoggia alla spalla dell’uomo e le due mani giunte disegnano un cuore nell’aria dentro il quale possiamo ridere, piangere, soffrire, parlare solo con lui: Il Tango. Bello pertanto diventa lo scivolare dentro un abbraccio e sentirsi davvero a casa, la casa forse, più bella del mondo dove tu esisti poiché ci sei. Accostati così vicini possiamo sentire i due cuori che battono allo stesso ritmo, sentire l’odore della pelle, il solletico dei capelli, quello che finita la musica ti fa restare vicino perché, smettere di volare, richiede qualche tempo che va oltre l’ultima nota di chiusura di quel brano. La musica si interrompe spesso troppo presto quando ancora le vibrazioni si stanno affievolendo ma fortunatamente prima di esaurirsi c’è il brano successivo che consente di prolungare quel sentire. Avvicinarsi all’altro e tendersi verso un corpo sconosciuto dove le braccia cercano un contatto nel tentativo di saperne qualcosa di più, dove aspetti di sentire la consistenza della presa per regolarsi di conseguenza e nel contempo, l’abbraccio si approfondisce, fino a capire se stringere o aspettare perché prima ne devi percepirne l’abbandono, la fiducia, la reciprocità. Solo allora scatta la trappola sperata diventando la gabbia dorata nella quale entrambi sono prigionieri. Tutto per sentire la libertà di muoverti nello spazio ristretto tra le mura delineanti un unico corpo, intrappolando i pensieri che ne scaturiranno, in una maglia fitta nella primitiva percezione dell’essenza di chi ti sta di fronte, facendosi cullare dalle onde di un mare struggente di emozioni. Il fotografo, in maniera precisa e puntuale, nel fotografare un abbraccio mette in luce il rapporto esistente in quella coppia catturandone il respiro, la forza e l’energia in una sinfonica armonia. Lo scrittore naviga con il tom tom quando conosce il PIN d’accesso che gli consente di capire e di sentire veramente cosa accade nella realtà di un abbraccio dove perfino la dissonanza estetica passa in secondo piano portando alla vittoria o alla sconfitta secondo il proprio punto di vista, poiché vittime di una seduzione senza uguali. Nel tango si naviga a vista e si viaggia su una baca a vela. Si provano le medesime sensazioni di chi conduce, poiché calibra le vele, considera se il vento è a favore dentro a un tramonto e chi segue mette alla prova con il suo essere presente, la capacità del velista che pur piegandosi e resistendo alle sollecitazioni di un mare in tempesta ti porta comunque a destinazione in una nuova alleanza che unisce un corpo e un’anima. Il modo di ballare il tango ha permesso all’abbraccio di essere accettato pubblicamente soprattutto ai tempi, in cui era considerato trasgressione farlo in pubblico, nel tango difatti, diventa indispensabile perché per definizione esso è un abbraccio in movimento. In una fotografia, considerata sempre troppo piccola, viene espressa dietro un foglio di carta a colori o in bianco e nero, la complessità dell’abbraccio nell’equivalente di un click ma il tentativo di scrivere quanto viene visto in una foto ciò che rappresenta un abbraccio, necessita di un uno spazio come quello della fotografia a grandezza naturale.
I gesti sono parole silenziose espresse attraverso il corpo, facilmente osservabili, utilizzati per comunicare qualcosa. Si tratta di un’amplificazione della comunicazione non verbale, perché essi più o meno codificati, parlano direttamente alla mente di chi guarda. Nel tango argentino esiste un codice da rispettare composto di gesti quali ad esempio la mirada usata per l’invito, alla quale si risponde con un altro gesto, cenno del capo o cabeceo se si vuole rispondere affermativamente. Se si accetta l’invito i ballerini avvertono la sensazione meravigliosa di quando finalmente un destino si chiude e diventa sentiero distinto, ormai inequivocabile e direzione certa verso la tanda. Il tempo diventa interminabile nell’avvicinamento dei due ballerini. Quel accostarsi. Si vorrebbe non finisse mai, poiché rappresenta il gesto di consegnarsi al destino, a quell’emozione, senza più dilemmi, senza più bugie, poiché si sa dov’è, si sa di poterlo raggiungere, qualunque sia l’esito della tanda. Appare ovvio che le parole sono più facilmente componibili dallo scrittore che descrive un gesto, ma essi meglio si prestano invece ad essere immobilizzati in uno scatto del fotografo. Osservando le mani dei tangueri ne possiamo intuire il loro stato d’animo, la loro personalità e il carattere. Esse toccano parti del corpo proprio e altrui nell’atto di porgere la mano al partner, nell’abbraccio dietro la schiena o nella stretta di mano del saluto a fine o inizio tanda. Ogni stile di tango ha un modo singolare di usare le mani e le dita ma in tutti i casi esprimono passione, coinvolgimento, determinazione, distacco, ecc. Tutte le persone sedute in milonga attraverso la postura assunta e con i gesti osservabili comunicano i loro desideri, la loro disponibilità e viceversa. Chi ad esempio si tocca i capelli richiama l’attenzione su di se, così come chi usa un ventaglio per coprire in parte il viso forse non è molto disponibile a concedersi per quella tanda, oppure chi inclina la testa per dimostrare interesse. Le gambe accavallate segno seduttivo da parte delle donne o le braccia conserte di chiusura sono indizi importantissimi da tenere presenti, quando siamo in una sala da ballo. Gli adorni stessi eseguiti da parte dei ballerini sono gesti che rivelano la personalità di soggetto inquadrato o descritto, a parità di livello di ballo ovviamente.
I gesti, strano a dirsi, vanno ascoltati, anche se sono fatti per essere osservati, poiché parlano e danno indizi su chi li fa. I gesti nel tango diventano spettacolo come fossero rappresentazioni scenografiche di una commedia di un ballo sociale rivolto verso se stessi. Coinvolge tutti indistintamente sia i partecipanti sia gli osservatori come può esserlo il fotografo o lo scrittore poiché entrambi contribuiscono a costituire lo spettacolo di quella coppia che sta ballando il suo tango, e seppur seduti a bordo pista a monitorare i corpi che si muovono, possono in ciascun momento, diventare attori confondendosi con lo spettacolo. Fotografare un gesto da la possibilità di registrare un fenomeno che non poteva essere osservato direttamente poiché compiuto in brevissimo tempo dal soggetto e la descrizione dello stesso risulta più dettagliata ed efficace se osservato attraverso una foto piuttosto che in tempo reale in milonga. Durante un gesto difatti, assumendo il significato delle parole umane, viene tolto il volume al Tango per permettere a chiunque voglia di concentrarsi su di loro, di instaurare un discorso in un film muto. I gesti qualche volta tradiscono le intenzioni del protagonista diventandogli nemico, quando non avrebbe voluto svelassero qualcosa di lui e invece essi, sinceramente dispettosi, parlano spontaneamente e direttamente, quali fossero dei bambini piccoli incapaci di discernere ciò che va detto rispetto a quel che va taciuto per buona educazione.
E poi, invece ci sono i gesti dei maestri fatti allo scopo di insegnare agli allievi a vivere le pause, a dare i comandi impercettibili con gesti appunto che nessuno vede ma che la coppia sente al suo interno durante le mosse melodiche di un tango. I maestri devono insegnare agli allievi a consegnare il loro corpo alla grammatica del tango fatto di gesti, pesi e direzioni come se in realtà il corpo stesso si dovesse pentire, andare in direzioni sbagliate, precipitare e tornare indietro quale comandante di una nave traghetto che con il suo andirivieni nel braccio cortissimo di un insidioso brano musicale, deve fermarsi, accelerare, farsi trascinare dalla corrente, dai vorticosi mulinelli e soprattutto dai ritorni come fa il mare dopo una tempesta. Importanti sono i piccoli gesti quotidiani fatti da chi ha il compito di educarci al tango specie se accompagnati da una parola al momento giusto, una pacca sulla spalla, un sorriso, una gentilezza. Questi gesti, si rivelano indispensabili per l’apprendimento perché come sono come le gocce d’acqua che con il tempo scavano la roccia del non sapere al fine di favorire la nascita di nuovi tangheri da inserire in quest’universo mai banale e scontato.
Nei gesti possiamo notare la passione più che nelle parole dette. L’emozione nasce improvvisa e dura pochi secondi, ma la passione è un’emozione che persiste nel tempo. Due tangheri mentre ballano una tanda appassionata, s’isolano dal resto del mondo e vivono quei minuti nel luogo incantato creato dalla loro mente, ma paradossalmente quel posto può essere personale dove ognuno vive nella propria dimensione senza necessariamente essere quella dell’altro. Nel tango, non può comprendere questa passione chi non l’ha provata. Il fotografo e lo scrittore sono alla ricerca spasmodica della passione da poter osservare o leggere a posteriori, quale fosse la conferma del loro stesso sentire. Le foto e gli scritti sono gelosamente conservate nel magazzino emotivo oppure impacchettato in scatole o cassetti poiché se rimanessero sempre in vista susciterebbero emozioni allo stato puro mal gestibili nella quotidianità ma quelle scatole sono sempre lì pronte ad essere aperte quando l’artista ha voglia di confrontarsene. Quel piccolo click o quel segno lasciato dalla punta fine di una matita si trasformerà in immagine di figure o parole e li resteranno per chissà quanto tempo, passando per chissà quante mani nella condivisione. Quasi tutti i tangheri hanno uno scatto e un ricordo da conservare ma non tutti hanno un racconto personale perché non possiamo fotografare il generale senza far vedere il particolare, mentre chi scrive lo fa in generale e difficilmente riguarda un singolo soggetto. Le fotografie si amano perché portano con se mille significati primi fra tutto il piacere innato d’ogni essere umano nel vedersi riflessi diventando una vera e propria conferma della propria identità così come lo scrivere un diario consente di esternare e fissare emozioni da rileggere nel tempo quando saranno cioè dire talmente affievolite da non colpire più. Sia la foto sia il diario conferma all’individuo, il suo esistere.
Anche gli autori di foto e di racconti riflettono la loro immagine nascondendosi un poco dietro ai soggetti fotografati o ai protagonisti raccontati per non far trapelare esplicitamente il proprio mormorio interiore, nella speranza non diventi uno tsunami.